FEDERICO FELLINI, "LA STRADA" E LA NOTTE INSONNE A BAGNOREGIO

La Tuscia nel cinema

FEDERICO FELLINI, "LA STRADA" E LA NOTTE INSONNE A BAGNOREGIO

Dal libro "La Tuscia nel cinema" di Franco Grattarola, pubblicato nel 2008 dal Tuscia Film Fest.
 

Dobbiamo alla penna di Francesco Petrangeli Papini, storico locale e corrispondente de “Il Messaggero”, un colorito reportage sulla lavorazione de La Strada:

«La notte del 3 u.s. in molti paesi della Teverina, i rari nottambuli, rivolgendo casualmente lo sguardo in direzione di Bagnoregio, osservavano uno strano fenomeno: un bagliore intenso e insolito si levava dal lontano gruppo delle case e rischiarava il cielo sovrastante, come per effetto di un gigantesco incendio che divorasse la cittadina. Gettato l’allarme, qualcuno, verso mezzanotte, si attaccò al telefono e chiese ansiosamente se a Bagnoregio non stesse, per eventualità, accadendo qualcosa di grave.

Esattamente a quell’ora, nella piazza maggiore di Bagnoregio, illuminata a giorno dai trenta riflettori della «Ponti-De Laurentiis», il più audace funambolo italiano consumava tranquillamente una porzione di spaghetti al sugo, seduto, a venti metri dal suolo, su un sottile cavo d’acciaio – teso fra il tetto della chiesa e l’attico del palazzo Barboux – al quale, con poche mosse da prestigiatore, aveva, in un batter d’occhio, assicurata sedia e tavola apparecchiata. I tremila abitanti di Bagnoregio, ai quali s’era unito un numero imprecisato di forestieri, stavano – nasi in aria e cuori in tumulto – ad osservare la incredibile scena; che ebbe, all’improvviso, una variante che nessuno s’aspettava. Nel tempo che ci vuole a dire un «amen», tavolo, sedia, pasta asciutta e stoviglie erano precipitati nella piazza, e quello lassù – il Matto – faceva o fingeva di fare sforzi disperati per non seguire la sorte delle cose abbandonate e cadute.

La folla, superati il brivido e il terrore, si spellò le mani dal gran battere, allorché il Matto, raggiunta finalmente la posizione eretta, ripercorse a ritroso, il cammino che aveva fatto nell’andata. In piazza, tra gli spettatori, c’era tutto lo stato maggiore della Casa di produzione e del film. C’era Federico Fellini, coll’immancabile baschetto nero, sotto cui spiccava un volto sereno e bonario; c’era Luigi Giacosi, visibilmente preoccupato per quello lassù che, a giudicare dalla arditezza di certe acrobazie, s’era ficcato in testa di fare il pazzo sul serio e di mettere, lui, direttore di produzione, in seri guai; c’era Richard Basehart – colui che nel film impersonifica il Matto – e se la spassava un mondo, visto che tutti i rischi del mestiere se li addossava la sua controfigura (…).

Quando chiedemmo di intervistare il Matto, ci fu consigliato di approfittare dei dieci minuti di riposo concessi dall’operatore Martelli (…). Quando si avvicinò a noi, quegli che cercavamo non era più il Matto: era il sig. Giovanni Callegari di Mirano, un simpatico e gentile signore di 42 anni, con un aspetto da impiegato in giorno festivo. Mentre lui prendeva il fresco tra cielo e terra, la sua signora a Marsala, lo aveva forse già reso padre per la seconda volta. Fu la prima notizia che ci fornì, la prima speranza che ci espresse, visibilmente commosso. (…)

La notte del 3 aprile, a Bagnoregio, nessuno ha dormito. Sembrava che Fellini e Giacosi avessero somministrato la «simpamina» a tutti. Se al Festival di Venezia La strada avrà la palma, bravo chi riuscirà a dare del tu a un bagnorese. C’è perfino chi afferma ad alta voce – né Fellini si impermalisce – «Questo film è roba nostra…». Del resto Giacosi – che, per primo, ha compreso il valore dell’opera di Fellini e che ora sta dando tutto se stesso perché il film riesca un capolavoro – non è forse bagnorese?…» (1).

1. F.P.P. [Francesco Petrangeli Papini], I bagnoresi hanno trascorso una notte in bianco, in “Il Messaggero” – cronaca di Viterbo, 08.04.1954.

 
Vedi anche:

Tuscia Film Fest
dodicesima edizione

Viterbo, Piazza San Lorenzo
10-18 luglio 2015
Giovedì | 02 Luglio, 2015